Il presidente Usa ha dichiarato guerra a tutto ciò che contribuisce aalla prosperità e al benessere: democrazia, ecosistemi sani, istruzione, arte, assistenza sanitaria e scienza. Ecco come reagiscono e si ribellano gli scienziati americani insieme a milioni di cittadini
Le istituzioni scientifiche pubbliche statunitensi hanno vissuto profondi sconvolgimenti dall’inizio dell’amministrazione Trump e si teme che i tagli che sono stati proposti ed imposti siano propedeutici ad un’ondata di privatizzazioni. A fine marzo, il segretario della Salute, Robert F. Kennedy Jr., ha annunciato che l’amministrazione cercherà di tagliare un totale di 20mila posti di lavoro dal Dipartimento della salute e dei servizi umani (Hhs), pari a circa un quarto della forza lavoro (passando da 82mila a 62mila dipendenti). L’Hhs supervisiona l’approvvigionamento alimentare degli Usa, monitora le epidemie, conduce ricerche mediche fondamentali e gestisce l’assicurazione sanitaria per quasi metà del Paese (attraverso i programmi Medicare, Medicaid e Medical Health per i veterani militari). Tra i settori con i maggiori tagli figurano agenzie note, come i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) e la Food and drug administration (Fda). Il primo aprile, 10mila lavoratori dell’Hhs e di agenzie come il Cdc e la Fda sono stati licenziati, con tagli mirati nelle risorse umane, acquisti, finanza ecc.
Colpito anche il National institutes of health (Nih), composto da 27 istituti e centri di ricerca, il più grande finanziatore della ricerca biomedica e comportamentale al mondo, con migliaia di ricercatori che lavorano o ricevono sovvenzioni per i loro programmi di ricerca. Quasi tutti i ricercatori biomedici nel mondo accademico, e molti di loro lavorano per aziende private, dipendono in qualche modo dai finanziamenti del Nih.
I laboratori sono gestiti come piccole imprese, con scienziati senior che richiedono costantemente sovvenzioni per il funzionamento, acquisto di materiali e pagamento degli stipendi. Le sovvenzioni del Nih
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