da Nardecchia a Nardella • Nove da Firenze


FIRENZE- Nelle settimane scorse molti giornali si sono occupati del versamento di € 4.000,00 a sostegno della campagna elettorale della sindaca di Firenze, Sara Funaro, da parte di Claudio Nardecchia, presidente e amministratore delegato di AVR SpA. Dato che la candidata vincente è, dopo le elezioni, alla guida del soggetto pubblico che prende decisioni sugli appalti, vigila su costi, rialzi e qualità dei lavori. Perché proprio AVR oggetto di tanta attenzione?

AVR è un gruppo di società per azioni con sede a Roma. La capogruppo è stata fondata 60 anni fa e oggi ha un capitale sociale sottoscritto di € 22 milioni e quasi 2.000 addetti in Italia e all’estero per un volume d’affari di circa € 200 milioni all’anno. Tra gli azionisti ci sono anche il fratello e la sorella di Nardecchia, che ricoprono rispettivamente il ruolo di vicepresidente del consiglio amministrazione e di consigliera delegata. Ma dal 1991 è Claudio ad aver ha preso le redini dell’azienda familiare fondata dal padre Galileo.

Attività dichiarate, da visura camerale, igiene urbana e spazzamento, raccolta differenziata e trasporto, servizi per la cura del paesaggio, manutenzione di parchi, giardini e aiuole, pulizia e lavaggio di aree pubbliche, rimozione di neve e ghiaccio, costruzione di strade, autostrade e piste aeroportuali, fabbricazione di prodotti in calcestruzzo per l’edilizia. Il gruppo ha proprie sedi operative in provincia di Roma, Bari, Bergamo e Bologna, a Cagliari e Milano.

Di fatto è molto presente in Toscana perché ha vinto l’appalto della manutenzione delle strade di Firenze, ma dal 2012 anche della gestione tecnica della FI-PI-LI, la più importante arteria regionale non autostradale, per la quale AVR gestisce anche la sala radio e il call center. Infatti ha sedi operative ad Altopascio, Empoli, Firenze, Livorno e Pisa. E il contratto di affidamento in Global service è stato nel 2018. Per il Comune di Pisa AVR garantisce la manutenzione delle strade cittadine e la pulizia delle aree pubbliche.

Per svolgere simili attività d’impresa in appalto alla pubblica amministrazione è necessario, tra le altre cose, certificare la legalità dell’operato aziendale. In particolare il Ministero dell’Interno, con circolare del 2016 precisava che la stazione appaltante, deve aver soddisfatto l’obbligo di consultare le così dette white list antimafia, accertandosi che l’impresa abbia già assolto almeno l’onere di richiedere l’iscrizione, prima di dare avvio all’iter contrattuale.

Tuttavia il Consiglio di Stato, con una recente sentenza della Quinta Sezione, ha stabilito nel dicembre 2024 che è causa di esclusione dalla gara “la sussistenza di ragioni di decadenza, di sospensione, o di divieto”. Ragion per cui è motivo di esclusione la mancata iscrizione dell’operatore economico negli appositi registri prefettizi, nei quali dovrebbe essere inserito in relazione ad alcune tipologie di attività da svolgersi con la pubblica amministrazione. Ecco, nel caso di AVR la richiesta di inserimento è in attesa di risposta dal 2017, con il suo aggiornamento a oggi non ancora avvenuto. L’azienda dunque da otto anni è “parcheggiata” in una sorta di limbo della banca dati ministeriale.

Allora vi domanderete quali provvedimenti dovrebbero prendere il Comune e la Città metropolitana di Firenze nei confronti di AVR S.p.A. a cui sono affidati appalti di rilevante portata su tutto il territorio regionale anche se risulta presente nella white list della Prefettura di Roma solo come “impresa in fase di aggiornamento” dal febbraio 2017? Non c’è una risposta facile sulla corretta interpretazione dei più recenti indirizzi del diritto amministrativo in applicazione al caso specifico di appalti già assegnati con la normativa vigente.

Discorso diverso invece sul piano politico, ove può essere affermata l’inopportunità morale per un partito politico di accettare finanziamenti elettorali da imprese concessionarie di licenze, o destinatarie di appalti pubblici oggetto di valutazione istituzionale da parte dei propri eletti. Specie nel caso di aziende come AVR, fintanto che si trovino in una “zona grigia” che non da garanzia assoluta della loro trasparenza.



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