Crimini informatici, oltre il 50% dei reati contro le imprese è digitale: l’allarme di Confartigianato


TREVISO – Nel 2023 nella Marca sono stati denunciati 8.015 reati legati all’attività d’impresa, in aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente. Più della metà – il 51,8% – riguarda crimini informatici, una percentuale nettamente superiore alla media veneta (44,9%) e nazionale (35,4%). A lanciare l’allarme è Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, che richiama l’urgenza di investire nella prevenzione digitale.


Numeri

Furti, estorsioni, contraffazione, usura, danneggiamenti, reati finanziari e violazioni della proprietà intellettuale: sono diciotto le tipologie di delitti che colpiscono il mondo produttivo. «Purtroppo la criminalità contro le imprese è un fenomeno diffuso», spiega Armando Sartori, presidente di Confartigianato. «Nel 2023, in Italia, i delitti d’impresa sono aumentati del 5,6%. A Treviso l’aumento è più contenuto, ma resta costante da anni. Se confrontiamo i dati con il 2019, l’incremento è del 16,9%».

Digitale

Il dato più preoccupante riguarda i reati informatici: solo nel 2023 ne sono stati denunciati 4.154, oltre la metà del totale. «È il riflesso della crescente digitalizzazione delle imprese – sottolinea Sartori – ma anche della vulnerabilità che ne deriva. Per questo Confartigianato ha dato vita alla categoria ICT, che ha organizzato incontri formativi rivolti sia agli imprenditori che agli studenti».

Vulnerabilità

«I sistemi digitali raccolgono grandi quantità di dati, spesso sensibili – spiega Domenico Baldasso, presidente della comunità ICT di Confartigianato -. Ma il punto debole resta sempre la persona. Le aziende stanno investendo in attività di social engineering, cioè simulazioni di attacchi per preparare i dipendenti a riconoscere le minacce. È il fattore umano a fare la differenza».

Minacce

«Molte imprese – aggiunge Baldasso – sottovalutano le vulnerabilità dei sistemi esposti online. Basta una configurazione sbagliata o un software non aggiornato per esporre dati di clienti e fornitori, con gravi danni economici e reputazionali. Sono sempre più frequenti anche i casi di e-commerce cloni, che sfruttano i marchi originali per vendere prodotti contraffatti».





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