Investire nell’S&P 500, l’indice che traccia l’andamento delle 500 principali società quotate negli Stati Uniti. offre diverse opportunità, ma anche rischi che è importante valutare con attenzione.
L’indice S&P 500 ha registrato un inizio positivo nel 2025, chiudendo il mese di gennaio con un incremento del 2,7%, raggiungendo i 6.040,53 punti. Tuttavia, nei mesi successivi, l’indice ha subito una flessione. Al 1° maggio 2025, l’S&P 500 si attestava a 5.595,90 punti, segnando un calo del 5,1% rispetto all’inizio dell’anno.
Questo andamento riflette le crescenti preoccupazioni degli investitori riguardo a una possibile recessione negli Stati Uniti, con il PIL che ha registrato una contrazione dello 0,3% nel primo trimestre del 2025. Inoltre, un sondaggio condotto da JPMorgan ad aprile 2025 ha rivelato che il 93% degli investitori intervistati prevede che l’S&P 500 rimarrà al di sotto dei 6.000 punti nei prossimi 12 mesi, con il 40% che lo stima tra i 5.000 e i 5.500 punti.
In sintesi, dopo un avvio promettente, l’S&P 500 ha affrontato nel 2025 sfide significative nei mesi successivi a gennaio, influenzato da fattori macroeconomici e politiche commerciali che hanno aumentato la volatilità e le incertezze nel mercato.
Investire nell’S&P500. Vantaggi
Diversificazione immediata. Comprende 500 aziende di settori diversi (tecnologia, finanza, sanità, beni di consumo, ecc.), riducendo il rischio specifico legato a singole società.
Performance storicamente solida. Negli ultimi decenni, l’S&P 500 ha avuto un rendimento medio annuo del 7–10% al netto dell’inflazione (dati storici). È uno dei benchmark più affidabili del mercato azionario. Con strumenti come SPY, VOO o CSPX (in Europa), è possibile investire nell’indice con commissioni basse e alta liquidità.
Efficienza fiscale per investitori esteri. Alcuni ETF domiciliati in Irlanda offrono vantaggi fiscali sui dividendi per investitori non statunitensi.
Crescita a lungo termine. È adatto a una strategia “buy and hold” su orizzonti temporali di 10+ anni, sfruttando il potere della capitalizzazione composta.
Rischi
Esposizione concentrata sugli USA. Anche se diversificato per settori, è comunque focalizzato sul mercato statunitense. Non include economie emergenti o l’Europa.
Elevata esposizione al settore tech. Le prime 10 aziende (Apple, Microsoft, Amazon, ecc.) rappresentano una porzione significativa dell’indice: se il settore tech soffre, l’intero indice ne risente.
Volatilità di breve periodo. Non è immune a crolli di mercato: nel 2008 e nel 2020 ha perso oltre il 30% in pochi mesi, pur recuperando nel lungo termine.
Rischio valutario per investitori non USA. Chi investe in dollari ma vive dove si “paga” in euro (o altra valuta) è esposto a fluttuazioni di cambio.
Nessuna protezione attiva. È un investimento passivo. Non c’è gestione attiva per ridurre le perdite in caso di crisi.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link