Commercio, ricettività e ristorazione, Confesercenti Liguria: “L’impresa giovanile è in caduta libera”


Andrea Dameri, direttore di Confesercenti Liguria


L’Italia non è più un paese per giovani imprenditori? Nei comparti strategici del commercio, della ricettività e della ristorazione, l’impresa giovanile è in caduta libera: se a livello nazionale, tra il 2019 e il 2024, sono scomparsi oltre 35.600 negozi, attività ricettive, bar e ristoranti guidati da under 35, con un calo del -22,9%, nella nostra regione il saldo delle imprese giovanili è negativo nell’ordine delle 901 unità, corrispondente in termini percentuali ad un -21,9% che è solo leggermente migliore del dato nazionale.

Una flessione nettamente più pronunciata di quella complessiva delle imprese (-7,2% dal 2019 in Italia, -5,8% in Liguria) e più che quadrupla rispetto alle attività guidate da over 35 (-5% in Italia e -4% in Liguria) nei tre settori considerati.  È quanto emerge da un’analisi condotta da Confesercenti sui dati camerali delle imprese registrate nel commercio, nella ricettività e nei servizi di ristorazione e bar.

Nel 2024, le imprese giovanili rappresentano ormai solo il 10% del totale su base nazionale, e appena l’8% in Liguria. Una quota in netto calo rispetto al 12,1% nazionale e 9,6% regionale del 2019, che conferma il ridimensionamento della presenza under 35 nel tessuto imprenditoriale italiano: a livello complessivo, considerando tutti i settori di attività della nostra economia, le imprese giovanili sparite negli ultimi cinque anni sono state poco più di 70mila, di cui circa una su due proprio nel commercio, nel turismo e nella ristorazione.

Al calo di attività giovanili corrisponde un invecchiamento complessivo della popolazione imprenditoriale di commercio e turismo, con l’età media che in cinque anni è passata da 50 a poco più di 51 anni (51,3), un aumento di due punti percentuali circa. L’età media risulta più alta proprio in Liguria, con 54,1 anni, seguita da Valle d’Aosta (53,4 anni), Toscana e Friuli-Venezia Giulia (entrambe 53,1 anni).

A pesare un mercato sempre più competitivo, come conferma il tasso di mortalità delle imprese nei due comparti: più di un terzo (il 34,4%) di avviate nel 2019 ha cessato di esistere prima di compiere cinque anni di vita, il 43,1% nella ristorazione/servizio bar.

«I dati confermano la necessità di appoggiare le scelte fatte a livello regionale nel sostenere specificatamente le imprese giovanili e le nuove imprese con strumenti quali, ad esempio, Cassa Commercio e Garanzia Artigianato – commenta Andrea Dameri, direttore di Confesercenti Liguria –. Va altrettanto riaffermata la necessità di programmi specifici per l’orientamento e il tutoraggio in fase di creazione e di avvio d’impresa, come quello sostenuto dalla Camera di Commercio di Genova e in fase di lancio per la Camera Riviere di Liguria. Su questo sarà fondamentale insistere e, anzi, implementare impegni e risorse».

L’analisi su scala nazionale è invece affidata a Nico Gronchi, vicepresidente vicario di Confesercenti e presidente di Assoterziario: «Sulle imprese di commercio e turismo pesano l’eccesso di competizione, amplificato dall’ascesa dell’economia delle piattaforme web, una domanda interna ancora debole e l’elevato carico fiscale e burocratico. Un mix di ostacoli che colpisce tutte le attività, ma che diventa quasi insormontabile per quelle giovanili – commenta –. Il risultato è un tessuto imprenditoriale sempre più anziano e assottigliato: un paradosso per un Paese che un tempo era considerato la patria dell’impresa diffusa e delle ‘ditte’ individuali. Se non vogliamo archiviare questa Italia, servono azioni concrete a sostegno dell’impresa indipendente e dei territori: meno fisco, più formazione e, soprattutto, più governo dello sviluppo. Un tempo i comuni redigevano piani commerciali e urbanistici, programmando servizi e attività economiche. Oggi a dettare le regole è il web: si chiudono le città al traffico privato, ma si aprono le porte a un flusso incessante di corrieri, che consegnano ormai un miliardo di pacchi l’anno. Le case vacanze spuntano come funghi, svuotando i centri storici di residenti. È una trasformazione rapida, accelerata dalla pandemia, che ha spinto commercio e turismo in una fase di evoluzione tumultuosa. Ma è un cambiamento che non stiamo governando: e il prezzo lo pagano i territori, con un’emorragia di iniziativa economica che li impoverisce giorno dopo giorno».

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